24 aprile 2012

La terza guerra mondiale

"Chiara, abbiamo solo altri 5 sabati da passare insieme"
Una mia compagna, a dire il vero una delle mie migliori amiche, ha esordito così sabato scorso. E la frase mi è rimasta impressa fino ad adesso. So bene che mancano sette settimane al mio ritorno in Italia e che mi rimangono cinque settimane a Zhaoqing. Ma non le avevo mai viste dalla prospettiva "giornate in cui posso uscire che mi rimangono in Cina". Cinque sabati, cinque giorni, sono meno di una settimana. E non sono un caz**.
Vedo le cose cambiare e come dissi qualche post fa.. "vedo il cerchio chiudersi".
Il caldo come all'inizio, l'odore dell'aria condizionata appena entro nella stanza, quello stesso identico odore che aveva la stanza a casa della nonna appena arrivai. E la schizofrenia, la mia "amica" che mi fece compagnia i primi tempi, è tornata a trovarmi.
I primi tempi passavo dai momenti in cui urlavo al telefono a mia madre di lasciarmi tornare, ai momenti in cui ridevo e mi divertivo con mia sorella.
Adesso passo dai momenti in cui vivo la mia normale vita, quella che vivo ormai da otto mesi e a non volerla lasciare, ai momenti in cui sogno casa, in cui la nostalgia prende il sopravvento e comunico a mio padre quanti giorni mancano. Ieri, al telefono a mia madre ho detto: "Non vedo l'ora di tornare e riabbracciarti, Mamma". Ieri, in macchina con mia madre cinese ho detto: "Manca così poco ed io non voglio tornare".
Come la definite voi? Schizofrenia. Eppure non sono cose che posso raccontare a tutti, perché non tutti capirebbero. Insomma, non lo capisco nemmeno io il mio cuore! Come non capivo mio fratello quando, quando c'era lui in questa situazione, bella pimpante e felice gli comunicavo che mancava poco e lui mi guardava come per dire: "eh, e che vuoi?".
Al di là del voler tornare o del non volerlo fare io ho un momento impresso nella mente, un flash per meglio dire. Un momento che mi "perseguita" da quando sono arrivata qui, che ho sognato svariate notti e che ad ogni risveglio mi faceva e mi fa diventare una fontana: quando mi ritroverò tra le braccia di mio papà, di mia mamma e dei miei amici che continuano ad esserci.
Ma mentre prima c'era solo questo flash dentro di me, adesso c'è n'è un altro, che mi fa diventare una fontana nello stesso modo in cui fa il primo: il momento in cui dovrò salutare la mia nainai ( nonna), il mio yeye ( nonno), il mio baba (papà), la mia mama, la mia xiao meimei ( cuginetta), il mio xiao didi e tutta la mia splendida famiglia cinese.
E' come se dentro il mio cuore ci fosse una terza guerra mondiale tra i due momenti, tra i due flash. E questa guerra mi logora.
Ma non posso farci niente, è così che vanno le cose e anche questo vuol dire essere una exchange student.
Per evitare di assistere alla terza guerra mondiale che si svolge all'interno del mio cuore mi giro e guardo tutto quello che ormai è passato.
Tutto quello che questa esperienza mi ha regalato.
Il sorriso, che mancava da parecchio, e la voglia di studiare ( che credo fosse assente nella mia vita dalla terza media) in primis.
Una nuova lingua e il miglioramento di un'altra.
Dei nuovi amici, aver visitato nuovi posti, una cultura totalmente diversa e tante altre cose. Ma soprattutto una nuova famiglia.
Il 21 Aprile, il giorno dopo il mio compleanno, siamo andati a cena fuori con degli amici che non fanno molta simpatia a mio padre cinese. Il mio Baba avrebbe voluto volentieri essere fuori con i suoi amici come ogni sabato sera piuttosto che stare ad ascoltare una signora che lui non sopporta. Eppure era lì. Per me, perché quella cena era per festeggiare il mio compleanno. Poco importa se la tipa gli stava sulle balle. Era una serata importante per me e lui ha scelto di esserci.
Quella stessa sera, il mio baba mi ha detto: "Prima che tu vada via, dobbiamo farci fare una bella foto tutti insieme. Così la puoi portare in Italia e tenerla sempre con te. Adesso hai una seconda famiglia. Una famiglia cinese".
Il mio Baba non parla inglese, parla solo cinese ed io e lui abbiamo iniziato a comunicare da circa tre mesi capendoci alla perfezione. Prima mi dimostrava il suo affetto solo a gesti, proprio come la mia nainai ed il mio yeye.
Con quella frase io riuscì a trattenere le lacrime con fatica. E mia sorella lo capì, stringendomi la mano.
Io sono felice qui, e sono felice di sapere di avere due famiglie.
Una da cui tornerò dopo dieci mesi lontana, che mi ha regalato tutto ciò.
Ed una che "lascerà sempre aperta la porta di casa per me, dove potrò tornare a far visita ogni volta che vorrò e dove, se vorrò, potrò sempre trovare un aiuto per il mio futuro".
Quasi dimenticavo.. questa esperienza mi ha anche fatto capire quanto io ami la mia famiglia, quella che mi ha messo al mondo e guidata fino ad adesso, e quanto io sia capace di dare affetto anche a persone che mi conoscono da soltanto otto mesi.
Proprio come loro sono stati capaci di volermi bene e farmi sentire parte della loro famiglia.
Io mi chiamo Chiara Xing Zhi Terrasi Borghesan Chen. E sono felice di ciò.

2 commenti:

  1. Davvero bellissimo! Sei fortunata, hai due splendide famiglie che ti vorranno sempre bene!

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